Corpo che chiedi
ciò che la mente rifiuta.
Corpo che esisti
e cerchi un posto,
alla prima del tuo film.
Corpo che urli
in una città straniera.
Il rigore frusta i sensi
in un mondo distaccato
e rumoroso,
mentre le emozioni
volano via dai finestrini
di un’auto in corsa,
come la carta,
stropicciata,
di una caramella.
È l’invasione delle dicotomie
che ci legano al non essere,
e ci annientano con un giusto
o sbagliato.
In questa primavera,
sei la mia coccinella portafortuna
che vola sulla foglia verde
di quel prato in fiore.
Abigail
Attendo ansioso il tuo corpo
che mi dona serena euforia
e con tremore, delicatamente,
mi accingo a sfiorarti le membra:
lisce, morbide , calde
plasmate come dune.
Accarezzo con baci di piuma
I tuoi turgidi seni,
traditi dal soffio di eros,
che mi preparono
all’incontro perfetto,
nell’auspicata simbiosi,
per la danza agguerrita,
culminante in magici
vorticosi amplessi.
E ora il tuo corpo
giace riverso e abbandonato,
dolce e dolente al piacere.
Azz ad Anchise1
Cara Abigail,
avevo lasciato un commento di apprezzamento che non vedo pubblicato. Certo per un disguido. Lo ripropongo complimentandomi per la tua poesia, specialmente l’ultima strofa che è molto bella.
Luca
Grazie Luca! La coccinella portafortuna dà colore, e speranza, a questa primavera. Abigail
Proprio così, Abigail. Nella tua poesia c’è una ventata di primavera.
Brava.
Giovanni
Quante volte ha bruciato i sogni, la ragione che richiama al rigore i sensi!
Bei versi, Abigail.
Belle cose
Incanto lirico